L'acqua della fontana di Trevi colorata di rosso; la scalinata di Trinità de' Monti sommersa da migliaia di palline colorate; un'irruzione nella casa super protetta del Grande Fratello. Sono solo alcune delle esibizioni di Graziano Cecchini, poliedrico artista che rappresenta l'avanguardia contemporanea del futurismo di inizio secolo scorso. Il dinamismo che si intereccia con l'urbanistica: è questo il senso che Cecchini dà ai suoi lavori, o meglio alle sue performances ed installazioni. Opere innovative non sempre comprese nella loro portata artistica perché vanno sempre in direzione opposta rispetto l'immaginario collettivo e conformista. Il futurismo anticipa i tempi, evolve i sensi, ingloba la vista al movimento. Il valore aggiunto di Cecchini è il messaggio che ogni sua performance vuol trasmettere all'osservatore. Come ad esempio l'autobus itinerante dentro cui ha allestito una mostra fotografica a sostegno dei diritti umani in Myanmar (ex Birmania).
10 DOMANDE ALLA STELLA Graziano Cecchini :
Cosa significa per lei il lavoro?
R: La vita. E non mi stanco mai, né di vita né di lavoro.
Come ha speso il suo primo stipendio?
R: Un cavalletto per dipingere, un blocco da disegno favoloso e un libro sul futurismo. Era il 1973 e il guadagno era pochino.
Quando era ancora una persona comune, non ancora di successo, quali sono state le maggiori difficoltà incontrate e come le ha eventualmente superate?
R: L’incomprensione di ciò che io intendevo per Arte: io parlavo di Futurismo e venivo guardato come un pazzo… oggi tutti ne parlano, lo “rivalutano”, come se ne avesse bisogno e tentano di appropriarsi di questo o quel concetto. Ancora oggi è comunque difficile parlarne perché sono rare le persone che conoscono il Futurismo nella sua totalità e nella sua essenza. Il più delle volte lo si confina tra limiti temporali e ideologici che non gli appartengono, snaturandone di conseguenza lo spirito innovativo ed evolutivo.
Chi è la persona più importante della sua vita?
R: Più di una: la mia compagna, i miei figli e i miei nipoti.
L’errore che non commetterebbe più?
R: Non aver parlato per molto tempo con mio padre.
Quali sono i primi tre sinonimi di “merito” che le vengono in mente?
R: Responsabilità, onestà, perseveranza. Più uno ancora: forza. Pensate a quanta forza deve servire per vivere in modo responsabile, onesto e perseverare nel farlo!
Qual è il confine tra merito e normalità?
R: Il merito deve essere una normalità.
Meglio vivere da sudditi guidati da un Re giusto o da cittadini in una democrazia corrotta?
R: Non so che dirle, io so vivere solo in un modo: da uomo libero.
Una frase che vorrebbe tramandare ai posteri
R: Non avere mai paura di osare, ricominciare, costruire e poi ancora osare.
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noi cani senza lacci ne padroni