giovedì 29 agosto 2013

Roma, il pittore segnino presenta “Sinfonia di tempeste spaziali”di Antonio Fiore – Ufagra’


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CASILINA

Roma, il pittore segnino presenta “Sinfonia di tempeste spaziali”di Antonio Fiore – Ufagra’

La Galleria Vittoria inaugura giovedì 12 settembre 2013 ore 18,00 , la nuova stagione con la mostra personale dell’artista Antonio Fiore  “Sinfonia di tempeste spaziali”, 18 opere tra acrilici e tecniche miste su tela e legno. Il catalogo dell’esposizione di  112 pagine, si avvale dell’introduzione di Tiziana Todi, i testi di Andrea Baffoni e Francesca Duranti e le testimonianze di Simona Cigliana e Giorgio Di Genova
Antonio Fiore è nato a Segni nel 1938, dove vive e lavora. Inizia a produrre con maggiore continuità dal 1977, in seguito all’incontro con Sante Monachesi, di cui frequenta lo studio fino al 1984, aderendo e collaborando al Movimento Agrà. Tra il 1978 e il 1979 fa la conoscenza delle figlie di Balla, Luce ed Elica, con le quali manterrà un bellissimo rapporto e una lunga amicizia. Alla metà degli anni ’80 aderisce alla “Dichiarazione di Futurismo Oggi” redatta da Enzo Benedetto e firmata dai futuristi viventi. Ha avuto rapporti con Mino Delle Site e Osvaldo Peruzzi, futuristi dell’ultima generazione e, soprattutto, con Enzo Benedetto, futurista anche lui che con la Dichiarazione Futurismo Oggi  del 1967 sancì la continuità ideale del Futurismo. A Fiore Benedetto lasciò idealmente il testimone della continuità dell’ideale marinettiano.Ha al suo attivo più di 60 personali.  Ha partecipato a moltissime rassegne in Italia ed all’estero. Nel 2011, su segnalazione di Giorgio Di Genova, è stato invitato da Vittorio Sgarbi ad esporre una propria opera al Padiglione Italia -Regione Lazio della 54° Esposizione d’Arte Internazionale della Biennale di Venezia. Ha ricevuto vari premi. Le sue mostre sono state oggetto di servizi radiofonici, televisivi, Rai e online. E’ presente su molte pubblicazioni d’arte tra cui: “Storia dell’Arte Italiana del 900 – Generazione Anni Trenta” di Giorgio Di Genova e “Lo stato dell’Arte-Regioni d’Italia” di Vittorio Sgarbi.
Presente in numerosi archivi e biblioteche.
Hanno scritto sulla sua opera, oltre gli artisti futuristi E.Benedetto, S.Monachesi, O.Peruzzi, molti critici, tra gli altri: R. Bossaglia, F. Calzavacca, C. F. Carli, R. Civello, G. Di Genova, M. Duranti, E. Fabiani, D. Guzzi, G. Lista, A. Masi, G. Simongini, C. Strinati, L. Strozzieri, L. Tallarico, A. Valentini.
La mostra
Con lo pseudonimo di UfagràAntonio Fiore inizia il suo percorso artistico alla fine degli anni Settanta realizzando i “Quadri – messaggio” dove predominano le scritte “Pace” e “Amore” ed appare la contrapposizione tra Agrà, sinonimo di elevazione spirituale, e Degrà, sinonimo di violenza. Il tutto deriva dalla poetica, riferita ad un’arte agravitazionale, concepita da Sante Monachesi nei primi anni Settanta. Verso la fine degli anni Ottanta, Fiore avvia un duplice processo di approfondimento linguistico che prima lo porta a ricongiungere le forme cromatiche al disegno sovrapposto, secondo una libera reinterpretazione delle linee-forza, poi a considerare l’intera superficie del quadro come “campo totale” pittorico, sottratto alle zone inizialmente lasciate bianche per poter fare meglio risaltare le scritte.
Successivamente la serie dei “Quadri su legno sagomato” dà sostanza oggettiva alle forme dinamiche, inserendole al vivo nello spazio. Segue la produzione delle “Pitture cosmiche”, delle “Procelle su Marte”, delle “Foreste cosmiche” e relativa segnaletica. Sulla scorta delle esperienze sagomate e tridimensionali, lo porta al superamento della stesura piatta attraverso l’illusione della tridimensionalità, arricchendo così il suo lessico con una pittura modulata da interventi a pois, a rigatino, a puntini che modulano la tessitura dei suoi paesaggi cosmici.
Recente è la produzione delle “battaglie cosmiche” con l’inserimento nei quadri dell’acciaio che, come suggerito da Di Genova: “l’acciaio è imitativo, mimetico delle macchie di colore e della piattezza delle campiture. Si ha un riferimento mimetico, simbolico. Dà l’idea delle navicelle cosmiche e le frecce colorate con l’acciaio diventano armi con la punta. Assume il ruolo di durezza come le armi tra i colori. E’ acciaio specchiante così da far diventare più ambigua la percezione: in un dentro/fuori, per un gioco percettivo visivo di andata e ritorno”.
“Così si arriva al tema delle “sinfonie di tempeste spaziali”, come espresso nel titolo stesso di questa mostra che intende evidenziare la sua produzione più recente , relativa cioè al nuovo millennio, sancendone una volta di più il primato di artista della poesia cosmica, cantore del mistero indefinito di forme pure fluttuanti e debordanti – entro e fuori- dai limiti del quadro” (Andrea Baffoni).
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