F.T.Marinetti “Il Poema africano della Divisione “28 Ottobre” a cura di Pierluigi Romeo di Colloredo
Il Poema africano della Divisione “28 Ottobre” di Marinetti (pubblicato per la prima volta nel 1937 e molto ricercato), con un grande saggio storico di Pierluigi Romeo di Colloredo, non è solo un’opera letteraria, ma è allo stesso tempo documento autobiografico, testimonianza diretta e soprattutto memoria storica della partecipazione delle Camicie Nere alla guerra d’Etiopia.
Marinetti narra con precisione aneddoti, fatti di cui è testimone e protagonista diretto, riportando documenti, bollettini e comunicati.
Marinetti narra con precisione aneddoti, fatti di cui è testimone e protagonista diretto, riportando documenti, bollettini e comunicati.
Il padre del Futurismo non fu solo un “soldato da propaganda”, ma combatté in prima linea a Passo Uarieu, nel più duro scontro di tutta la guerra d’Etiopia, e tale esperienza è riportata nella sua opera poetica in maniera trasfigurata letterariamente, ma sostanzialmente fedele allo svolgimento storico dei fatti.
Questa preziosa Edizione limitata a 120 copie, stampata su carta di pregio Dalì Neve da 120 gr. e con copertina Tintoretto Crema 300 gr, testimonia a cura del noto e raffinatissimo egittologo e storico romano Pierluigi Romeo di Colloredo (Laurea alla Sapienza e Dottorato di Ricerca a Ca’ Foscari, Venezia) certo Marinetti ultimo squisitamente romano, l’ultima fase del futurismo storico. Opera ovviamente ardua, per molto tempo, per sovrastrutture ideologiche ben note e fuorvianti, al contrario rivela, pur in contingenze storiche particolari e certamente suscettibili di sacrosante riserve extraletterarie, il genio marinettiano, non ultimo in controluce – quel che poi la storiografica piu recente e non piu faziosa ha ormai assimilato come contrometodo essenziale per una visione storica stessa non piu riduzionista e scientistica (pur sempre contestualizzata senza derive revisioniste eccessive): la dimensione anche simbolico-affettiva, nelle grandi epoche di mutazioni epocali, a volte anche meri abbagli oggettivi, ma non estranei a pathos “dignitosi” non esorcizzabili.
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noi cani senza lacci ne padroni