Repubblica Genova
Passerella futurista
Quando la moda è di un altro mondo
Alla Wolfsoniana di Nervi viene inaugurata oggi una rassegna di modelli realizzati negli atelier dell'istituto professionale “Duchessa di Galliera”. Forme e colori ispirati ai dettami “aerosartoriali” di Marinetti & C.
Sei composizioni per trasformare il concetto stesso di abito, sei opere delle allieve della “Duchessa di Galliera”, in omaggio al Futurismo e ai suoi maestri, da Boccioni a De Pero, avendo ben chiaro lo spirito del “manifesto” di Marinetti. Sei abiti, degni di creature di altri mondi, che entrano, da oggi alle 16, a far parte della mostra “Pubblicità e Propaganda. Ceramica e grafica futurista”, in corso alla Wolfsoniana, in via Serra Groppallo a Nervi.
Tutto nasce da un progetto didattico voluto dalla Wolfsoniana e dalla Fondazione regionale per la cultura, che ha avuto come protagoniste le alunne del corso di Operatore della Moda e Tecnico dell'abbigliamento e, come docenti, Matteo Fochessati e Gianni Franzone, curatori della mostra. Loro hanno affiancato gli altri insegnanti per spiegare la rivoluzione futurista, le provocazioni artistiche di Boccioni, la forza di rottura di un movimento tanto discusso quanto adesso rivalutato. Così studiando e affidandosi all' estro, le allieve hanno realizzato i loro modelli, travasando in questi le linee e le forme delle opere di De Pero e Boccioni. Anche se, come futuriste del Terzo Millennio, hanno lasciato spazio alla fantasia.
Ecco come nasce la giacca aerodinamica, dalla linea asimmetrica, il collo che, come una freccia, punta verso l'alto, a suggerire velocità e dinamismo. Una giacca da “Avatar” in plastica nera bordata in rosa e bluette con fil di ferro e bastoncini di legno. E' un trionfo e un omaggio al tricolore l'abito Marinetti, in cotone e panno lenci, con un fondo scuro tra il grigio e il nero e i motivi in bianco rosso e verde che ricordano le scie delle “Frecce tricolori” e rimandano alla provocazione del “manifesto” marinettiano. E che dire dell'abito pianoforte? Che sconvolge, volutamente, la simmetria dei tasti, dei bianchi e dei neri. Qui si sovrappongono e si mescolano in lunghezze diverse, per poi trasformarsi in scacchiera nella parte alta, il busto. E' la sintesi del dinamismo futurista, l'abito ispirato a Boccioni, dove la plastica sostituisce la stoffa e la colla prende il posto delle cuciture. L'abito cono, in realtà, ha forme rotonde che tornano dall'ampio scollo a bavero, fino alla gonna, e si ravvivano nei dischi trasparenti in plastica che lo ornano, a segnare il cammino. Se Tamara de Lempicka, che dipinse il fascino e ne fu un'incarnazione, potesse vederli, chissà, forse li sceglierebbe per sé.
Tutto nasce da un progetto didattico voluto dalla Wolfsoniana e dalla Fondazione regionale per la cultura, che ha avuto come protagoniste le alunne del corso di Operatore della Moda e Tecnico dell'abbigliamento e, come docenti, Matteo Fochessati e Gianni Franzone, curatori della mostra. Loro hanno affiancato gli altri insegnanti per spiegare la rivoluzione futurista, le provocazioni artistiche di Boccioni, la forza di rottura di un movimento tanto discusso quanto adesso rivalutato. Così studiando e affidandosi all' estro, le allieve hanno realizzato i loro modelli, travasando in questi le linee e le forme delle opere di De Pero e Boccioni. Anche se, come futuriste del Terzo Millennio, hanno lasciato spazio alla fantasia.
Ecco come nasce la giacca aerodinamica, dalla linea asimmetrica, il collo che, come una freccia, punta verso l'alto, a suggerire velocità e dinamismo. Una giacca da “Avatar” in plastica nera bordata in rosa e bluette con fil di ferro e bastoncini di legno. E' un trionfo e un omaggio al tricolore l'abito Marinetti, in cotone e panno lenci, con un fondo scuro tra il grigio e il nero e i motivi in bianco rosso e verde che ricordano le scie delle “Frecce tricolori” e rimandano alla provocazione del “manifesto” marinettiano. E che dire dell'abito pianoforte? Che sconvolge, volutamente, la simmetria dei tasti, dei bianchi e dei neri. Qui si sovrappongono e si mescolano in lunghezze diverse, per poi trasformarsi in scacchiera nella parte alta, il busto. E' la sintesi del dinamismo futurista, l'abito ispirato a Boccioni, dove la plastica sostituisce la stoffa e la colla prende il posto delle cuciture. L'abito cono, in realtà, ha forme rotonde che tornano dall'ampio scollo a bavero, fino alla gonna, e si ravvivano nei dischi trasparenti in plastica che lo ornano, a segnare il cammino. Se Tamara de Lempicka, che dipinse il fascino e ne fu un'incarnazione, potesse vederli, chissà, forse li sceglierebbe per sé.
(18 febbraio 2010)
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noi cani senza lacci ne padroni