MANIFESTO DEL DISEGNO ITALIANO
pubblicata da Luca Calselli il giorno lunedì 23 aprile 2012 alle ore 18.15 ·
Manifesto del DISEGNO ITALIANO
Taglia, avvita, incolla e poi disegna.
Luca Calselli ha declamato il Manifesto del Disegno Italiano, presso la DesignLibrary di Via Savona 11, in occasione del convegno Who’sNext di Achille.it, alla presenza di Alessandro Mendini, Luisa Bocchietto, Paolo Ulian, Stefano Micelli e di un folto pubblico di addetti ai lavori, di studenti e di appassionati.La noia di una produzione mobiliera, da troppo tempo,asfittica e ripetitiva e la rabbia per la presa di coscienza che il design italiano, già portatore di istanze innovative e alchimie straordinarie, da anni, continua a boccheggiare in una crisi di idee e di sistema, hanno spinto Luciano Rea, Luca Calselli e Diego Gugliermetto a urlare la necessità di un colpo di reni e a indicare la loro idea come possibile via d’uscita. E lo hanno fatto alla maniera dei Futuristi, declamando, con impetuosa ironia e gagliarda sfrontatezza, il Manifesto del Disegno Italiano,in un consesso importante, nella settimana del design milanese.Il Manifesto del Disegno Italiano è stato stilato al Nhow Hotel di Via Tortona, il 21 aprile 2012.
MANIFESTO DEL DISEGNO ITALIANO
Taglia, avvita, incolla e poi disegna
- Noi vogliamo cantare il sogno, l’emozione, l’idea, l’intuito, la libertà creativa, la tenacia costruente. La poesia del progetto contro la subcultura infestante, del nulla globalizzante.
- Noi vogliamo esaltare il momento vitale, l’insonnia creativa, il passo giocoso, il salto felice, l’ironia raffinata, la ricerca ossessiva e umile della qualità.
- Noi vogliamo affermare la potenza dell’ingegno, arricchita di nuova bellezza, nel piacere della creatività: …una pentola,con il coperchio adorno diacciaiosi e grintosi mostacci, sbuffante e protesa, che bolle per il mondo tutto, è più bella della vittoria della finanza sull’uomo.
- Noi vogliamo inneggiare all’uomo creativo che tiene con fermezza il timone del suo fare, la cui rotta ideale fende l’universo a riprende la terra nella sua corsaorsbitata, riconducendola nel suo primigenio equilibrio.
- Noi vogliamo che il disegnoso inventore si protenda, con totale capacità, senza sfarzo o arroganza, per divulgare l’entusiasmo dei creativiprincipi,innati ed essenziali all’umana bellezza.
- Non vi è più senso, se non nell’impegno dello studio, operoso eoperaio. Nessun disegno che non abbia un carattere dedicato all’umana esigenza può essere un capolavoro. La poesia del fare deve essere concepita come un audace assalto all’ignominia dei mercanti massificati, per ridurli a prostrarsi ai piedi del popolo sensibile.
- Noi siamo sulla vetta visionaria dei secoli! Perché dovremmo guardare l’addivenire, se vogliamo sorvolare le monopolizzate paludi dell’economia?Gli ottusi ignoranti morirono ieri. Noi viviamo nell’assoluto, perché abbiamo già ritrovato l’eterna bellezza.
- Noi vogliamo glorificare la condivisione, il senso di unione, la contaminazione e, con esse, il gesto primario, genialee intuitivo, dei liberati, le belle idee per cui si muore di passione .
- Noi vogliamo distruggere le tante scuole insensate, baronali e commerciali, inutili raccoglitori di germi e virus latenti; bruciare quelle riviste patinate, ridotte a niente di più che ricettacoli di sozze marchette; combattere, laicamente, l’amoralismo, l’assolutismo e ogni viltà economica e lobbistica.
- Noi rifiutiamo il già visto, il linearismo facile dell’industria senza idee, la copia pedissequa e il lusso dello stile.
- Noi canteremo la grande folla degli artigiani nascosti e animati dal piacere del saper fare e del voler fare, dall’amore per il lavoro, nonostante i cattivi maestri di uno Stato costoso, vessatorio, inefficiente e scostante. Canteremo le maree multicolore dei nuclei urbani e delle nostre antiche e uniche capitali. Canteremo il vibrante fervore delle officine e dei cantieri festosi e illuminati dal sorriso dei buoni intenti; gli involucri dismessi di memoria fabbricante; le piccole macchine, dimenticate nelle botteghe, per lo splendore dell’acciaio vivo, nascosto dalla polvere. Canteremo i maestri, simili a balene che governano i fondi mari, del nostro essere progetto; le bussole avventurose che fiutano il chiarore all’orizzonte e i missili delle nostre energie che, impetuosi, solcano il cielo, fieri di essere nostra invenzione, applauditi da una folla ora riconoscente.
E’ dall’Italia che noi rilanciamo al mondo, il Disegno Italiano, di decisa e assoluta bellezza, avvolgente e intrisa di passione. Con il Manifesto del Disegno Italiano rivendichiamo la volontà di contribuire a liberare il Paese, stanco e in ginocchio, dalla fetida malattia delle mode globali e dallemagie nere dei burattinai, degli economisti, delle multinazionali. Vogliamo liberarlo dagli improvvisati squali di saccenza inappropriata. Per troppo tempo l’Italia è stata un mercato di politologi e di poli-funzionaripresuntuosi. Noi vogliamo liberarla dalle innumerevoli teste ferme e uniformate dal dio sonante e dal dejà-vue riposizionare il giocoso disegnato dialogo:-Testa, cuore, mano , ed umanistici martelli con chiodi-.
L u c i a n o R e a
L u c a C a l s e l l i
D i e g o G u g l i e r m e t t o
anche questo è futurismo
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