Graziano Cecchini al Mic
A che serve una piattaforma come Second Life? Dipende dall’interesse e dalla capacità di chi l’utilizza naturalmente, ma in generale a diffondere “in remoto” contenuti con un elevato impatto grafico ed emotivo, che siano realizzati all’interno della piattaforma o che tramite essa siano veicolati. Non a caso le arti visive (fotografia, scultura, architettura) sono tra le più diffuse nel mondo virtuale della Linden Lab, sia pure utilizzando come supporto prims al posto di marmo, pellicola fotografica, cemento armato o vetro). Tuttavia a mio parere uno degli utilizzi più piacevoli di Second Life può anche essere quello di realizzare eventi in cui diffondere una maggiore consapevolezza riguardo a tematiche specifiche, dalla scienza alla letteratura all’arte. Per questo apprezzo progetti come Museo Virtuale, Imparafacile, Scienza on the Road e naturalmente le attività svolte al Mic da Maxi Lane (aka Marina Bellini) e i suoi collaboratori nell’ambito del progetto Imagin@rium.
L’evento più recente a cui ho assistito “in avatar e pixel” è stato un incontro con Graziano Cecchini artista di cui, come penso la maggior parte dei presenti, avevo finora sentito solo parlare per l’eco mediatico di alcune performance come quando colorò di rosso l’acqua della fontana di Trevi, o lanciò 250 mila (per altre fonti 500 mila) palline colorate dalle scalinate di Trinità dei Monti a Piazza di Spagna o ancora la “tentata irruzione” nella casa del Grande Fratello a Cinecittà (perfettamente riuscita secondo le intenzioni dell'artista). Sentire dalla viva voce di Cecchini come in realtà tutte queste performance (ed altre come la realizzazione di una formidabile porta fatta di blocchi di marmo grezzi estratti dalla breccia medicea in concomitanza con l’apertura del Festival della Creatività a Firenze nel 2010) siano state il frutto di un lavoro meticoloso, teso anzitutto a studiare il contesto in cui si sarebbero svolte così da non causare danni a monumenti, persone o ambiente e quindi pensate sempre per lanciare un messaggio “sfruttando” i meccanismi della comunicazione di massa mi ha fatto pensare quanto poco filtri, nella maggior parte dei casi, di quello che sono le intenzioni di un artista rispetto al riassunto breve e spesso distorto che ne fanno i media in un paese in cui ancora pochi anni or sono un ministro (Giulio Tremonti) dichiarava che “con la cultura non si mangia”.
Ecco dunque che Second Life può essere anche lo strumento per 1) diffondere una maggiore e migliore conoscenza sull’opera di un artista e sulle sue motivazioni 2) capire quale messaggio l’artista abbia voluto dare e come si arrivato a dar vista alla performance o all’opera d’arte specifica 3) riflettere sul costante rischio di manipolazione cui siamo soggetti da parte dei media tradizionali. Che Second Life e i mondi virtuali (ma direi tutti i social media) siano spesso stati interpretati in maniera pesantemente negativa come luoghi di futile quando non pericolosa evasione non mi stupiva in precedenza (dato che nel mondo dell’informazione ci lavoro bene o male da una dozzina d’anni e più ormai), ma a questo punto mi è anche chiaro perché nel paese che solo nella sua capitale possiede oltre il 50% dell’intero patrimonio artistico e che potrebbe uscire della crisi economica attuale semplicemente “riscoprendo” e valorizzando il suo sconfinato patrimonio culturale con l’utilizzo delle nuove tecnologie, ancora la vulgata corrente voglia che “la cultura non si mangia” e che quindi è inutile occuparcene, tanto più in un periodo così nero. Signori, aprite gli occhi: Second Life può servire a ricollegarvi al mondo reale molto più dei media “tradizionali”, per questo forse fa così paura.
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noi cani senza lacci ne padroni