Quando Alberto Bevilacqua mi manda un suo nuovo libro con dedica è implicito che dentro quel libro in qualche modo ci sia anch’io. E così qualche giorno fa m’è arrivato “Roma Califfa” (ed. Mondadori). Poco dopo ho cominciato a leggerlo. Ma non ero ancora arrivata a pagina 103, quando ieri un amico comune mi ha chiamata al telefono, ché pure lui lo stava leggendo e mi ha detto che Alberto scriveva di me, del mio “virtuale”.
Ne “I cieli matti di Za”, così è intitolato il capitolo, c’è un interessante parallelo tra Cesare Zavattini e le mie visioni nel Metaverso che, secondo l’autore, concretizzerebbero le profezie sulle tecnologie del virtuale di Zavattini.
Qui c’è la prima pagina del capitolo, ma per comprendere il concetto andrebbe letto tutto.
Pur non abitando i mondi virtuali, Bevilacqua li ha visti proiettati sul monitor: prima per un’escursione “turistica” e poi in occasione della presentazione del suo Meridiano Mondadori al MIC in Second Life. Tuttavia ne ha compreso l’essenza e la sua straordinaria intuizione ha perfino prodotto un titolo del capitolo che ha a che fare con la tecnologia più avanzata per la fruizione dei virtual worlds.
I “cieli matti” sono infatti un’opzione del viewer che ci permette di entrare nel mondo virtuale di Second Life. Se dobbiamo fotografare, girare un machinima o semplicemente vedere un paesaggio o un’opera d’arte, possiamo settare i cieli, scegliendo quello che meglio esalta le forme o il panorama che ci appare.
Serve un’anima poetica per acchiappare il senso di un metaverso, spesso trattato male da foto piatte e senza sfumature, e Alberto, che conosciamo anche come regista ed eccezionale fotografo, ha subito catturato le potenzialità di questo strumento che ci proietta con emozione dentro un mondo di immagini e colori.
Inutile dire quanto mi sia sentita gratificata da questa citazione, in cui si parla perfino del blog dei Musei. E’ importante che quel mio ormai tramontato progetto sia rimasto immortalato in una pagina di letteratura italiana perchè ne conferma la validità, ma anche l’incapacità di vedere “oltre” di chi ha deciso di chiuderlo. Alberto ancora non sa della mia “cacciata” dal blog. Oggi dovrò chiamarlo e dirglielo. Ma sono sicura che lui sappia già che si trattava dell’inizio di un percorso assai più importante dei musei passatisti.
Ne “I cieli matti di Za”, così è intitolato il capitolo, c’è un interessante parallelo tra Cesare Zavattini e le mie visioni nel Metaverso che, secondo l’autore, concretizzerebbero le profezie sulle tecnologie del virtuale di Zavattini.
Qui c’è la prima pagina del capitolo, ma per comprendere il concetto andrebbe letto tutto.
Pur non abitando i mondi virtuali, Bevilacqua li ha visti proiettati sul monitor: prima per un’escursione “turistica” e poi in occasione della presentazione del suo Meridiano Mondadori al MIC in Second Life. Tuttavia ne ha compreso l’essenza e la sua straordinaria intuizione ha perfino prodotto un titolo del capitolo che ha a che fare con la tecnologia più avanzata per la fruizione dei virtual worlds.
I “cieli matti” sono infatti un’opzione del viewer che ci permette di entrare nel mondo virtuale di Second Life. Se dobbiamo fotografare, girare un machinima o semplicemente vedere un paesaggio o un’opera d’arte, possiamo settare i cieli, scegliendo quello che meglio esalta le forme o il panorama che ci appare.
Serve un’anima poetica per acchiappare il senso di un metaverso, spesso trattato male da foto piatte e senza sfumature, e Alberto, che conosciamo anche come regista ed eccezionale fotografo, ha subito catturato le potenzialità di questo strumento che ci proietta con emozione dentro un mondo di immagini e colori.
Inutile dire quanto mi sia sentita gratificata da questa citazione, in cui si parla perfino del blog dei Musei. E’ importante che quel mio ormai tramontato progetto sia rimasto immortalato in una pagina di letteratura italiana perchè ne conferma la validità, ma anche l’incapacità di vedere “oltre” di chi ha deciso di chiuderlo. Alberto ancora non sa della mia “cacciata” dal blog. Oggi dovrò chiamarlo e dirglielo. Ma sono sicura che lui sappia già che si trattava dell’inizio di un percorso assai più importante dei musei passatisti.
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noi cani senza lacci ne padroni