Bologna: artigiano si dà fuoco davanti l'agenzia delle entrate, troppi debiti tributari
Qualche settimana fa, Giorgio Stracquadanio, sosteneva smargiasso che “In Italia ci sono ancora tantissimi obesi e quindi significa che la maggioranza delle persone ancora non muore di fame”. Una considerazione degna di un Nobel, senza dubbio.
Oggi, a Bologna, un uomo si è dato fuoco davanti all’agenzia delle entrate. 58 anni, artigiano edile, schiacciato dalla cosiddetta “crisi” e da debiti fiscali che lo hanno portato a compiere il tentato suicidio. Prima di darsi fuoco all’interno della sua auto, il 58enne aveva scritto tre lettere, una delle quali indirizzata proprio alla commissione tributaria.
Nella missiva, come conferma anche l’Ansa, l’uomo si scusa per i debiti maturati e sostiene di aver pagato le tasse. Quando è uscito fuori dall’auto avvolto dalle fiamme, uno straniero ha tentato di salvarlo e gli altri passanti hanno avvertito la polizia municipale che si trovava in servizio nei paraggi, per questioni di mobilità urbana.
L’artigiano è ora ricoverato, in condizioni gravissime, all’ospedale grandi ustionati di Parma. La storia di questo lavoratore è simile a quella di molti altri che, partiti dal Sud per cercare miglior fortuna (il signore in questione è originario di Caserta), si sono poi stabiliti in via definitiva nelle più ricche città settentrionali.
Il difficile momento economico globale, però, ha colpito con enorme violenza proprio chi in passato riusciva a vivere dignitosamente da immigrato. Come racconta all’Ansa Ermanno Merli, responsabile Cna di Ozzano Emilia, comune della Provincia di Bologna, i problemi di gestione dei debiti coinvolgono “tutto il settore da un anno e mezzo. Sono molte le imprese fallite nel nostro territorio. Molte anche le persone che erano venute qui a lavorare e sono dovute ritornare al sud”.
E chissà quanti altri piccoli e medi imprenditori, se non hanno pensato di darsi fuoco, si sono sicuramente lasciati sfuggire qualche lacrima quando hanno dovuto versare tasse come l’IRAP. Proprio ieri Mario Draghi avvertiva severo i Greci: “Preparatevi a rinunciare al benessere”. E mentre fette sempre più ampie della popolazione un tempo ricca o almeno benestante sono ridotte in miseria, il reddito dei 10 uomini più ricchi del pianeta supera l’ammontare del reddito del resto degli abitanti del pianeta. Le sei banche più potenti delle terra, controllano il mercato finanziario e decidono che, per ottenere un mutuo da 180.000 euro, uno stipendio da 1600 euro netti non basta.
Solo che alla fine gli "esperti" e i "tecnici" ci dicono che va bene così: che il raggiungimento di questo mitologico "pareggio di bilancio" è una priorità da inserire in costituzione, anche a costo di abolire qualche diritto evidentemente superfluo del lavoratore. Il dramma ad avviso dello scrivente sapete qual è? Che chi doveva arricchirsi schifosamente ci è abbondamente riuscito ed in più controlla i bottoni nelle stanze del potere. Non si tratta di bieco e paranoico complottismo ma di verità. Chi guadagna 30.000 euro l'ora non ha paura che l'economia fallisca perché ha accumulato ricchezza infinita. Chi guadagna 30.000 l'ora non potrà mai capire come mai un uomo si dà fuoco per non aver pagato tutti i tributi. Chi guadagna 30.000 euro l'ora non potrà mai capire un uomo. Punto.
povera patria nostra......
RispondiElimina