Direttore: G.P. Moretti
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Risposta ad una intervista mai
fatta.
Il web è ormai da anni popolato da migliaia, milioni di
utenti ognuno dei quali, per quella meravigliosa cosa che è la libertà di
stampa, è libero di esprimere la propria opinione su qualsiasi avvenimento.
Diversa cosa dovrebbe essere il giornalismo perché il
giornalismo è cosa seria.
Ed ogni giornalista, prima di scrivere per diritto di cronaca,
dovrebbe scrivere per dovere di cronaca.
Mi spiego: attingere da un blog o gruppo di una trentina
di persone, evidentemente omogenei tra loro fino allo scambio di persona e
personalità, e tradurlo in articolo è già fuorviante, se poi si accompagna uno
scritto del genere ad una biografia monca e di parte allora diventa qualcosa
che con il giornalismo ha ben poco a che vedere.
Si usa poi, nei giornali “bene”, invitare ad una replica
colui che viene citato e/o attaccato.
Ciò non avviene sempre.
Pazienza.
Io però sono testardo e ci tengo a dire la mia, non a
coloro che non apprezzano il mio lavoro, perché è assolutamente lecito non
piacere a tutti e, se io volessi piacere a tutti, avrei cercato un cappello
politico sotto cui stare, ma a chi pensa che un tesserino possa dare il potere
di veicolare mezze verità e piccole sciocche falsità.
Nel 2007 ho fatto Fontana di Trevi, azione che ha
suscitato polemiche ben più feroci di quelle odierne ma che poi ha guadagnato
articoli e interviste sulle pagine d’arte di quotidiani e rubriche d’arte
nazionali ed internazionali, nonché il suo spazio su cataloghi d’arte
presentati in tutto il mondo.
Ho avuto l’occasione di confrontarmi con i miei illustri
critici e detrattori e la fortuna di conoscere con altrettanto evidente piacere
i miei illustri estimatori e, sia gli uni che gli altri, mi hanno onorato del loro giudizio anche sulle
altre forme d’arte con cui mi esprimo.
Dipinti, sculture, ceramiche, fotografie, digital art,
cortometraggi.
Ognuno di loro apprezza più alcune opere altre meno. E’
giusto e umano ed è questo il bello dell’arte. Non piaci sempre e a me non
piace essere facilmente amato.
Fatto sta è che io vivo con la mia arte e anche se accolgo
serenamente le critiche costruttive, ho una strana allergia alle critiche
sterili e superficiali.
Ci sta che la statua posizionata in piazza Borea d’Olmo
non piaccia a tutti, ma c’è da dire che sono sempre le parole cattive a urlare
di più, l’apprezzamento spesso è più silenzioso perché più sereno nel
giudicare.
E così, coloro che non apprezzano l’opera urlano dietro
avatar mentre chi la apprezza serenamente abbassa il volume e chiude la pagina.
Graziano Cecchini.