18 agosto,
ore 10.30: bip … bip… bip… ecco il
messaggio sul cellulare che mi avverte di una e-mail.
E’ un Google
Alert.
Si parla di
Fontana di Trevi. L’articolo è su un blog, “Arts Blog”.
Mi vado a
prendere il caffè rimasto e mi siedo al computer.
Sono sempre
contento di vedere che fioriscono nuovi “luoghi” dove parlare e discutere di
Arte… non sono mai abbastanza.
E io non
sono uno di quelli che pensa che di Arte debba parlare solo chi ha una
preparazione specifica; secondo me di arte può parlare chi ha sensibilità,
curiosità, amore per la cultura e per la verità.
Ecco perché
il caffè mi va storto…
Subito c’è
qualcosa che disturba… imprecisioni storiche e artistiche, commenti wikipediani
che ormai hanno decisamente stancato e che non si possono tollerare in un blog
che porta la parola “Arts” nel proprio stesso nome ma, ovviamente, mi disturba la
superficialità con cui viene trattata la performance artistica del
sottoscritto.
Possibile,
mi chiedo, che a distanza di 7 anni, dopo che ormai Fontana di Trevi si trova
su cataloghi d’arte editi in più lingue e distribuiti in più continenti; dopo
che sono stato invitato a partecipare a numerose Biennali, tra cui quella di
Venezia; dopo che Università, Accademie e Istituti italiani e stranieri mi
invitano per conferenze…. possibile che c’è chi ancora che, per allungare di
qualche riga il proprio articolo, scivola in malo modo su commenti gratuiti
riguardanti una performance che ha fatto storia?
Perché
diciamocelo, io, nonostante il caratteraccio che molti mi imputano, una critica
costruttiva la accetto sempre, una opinione personale anche, ma dopo il “diritto di cronaca” non ci si deve
dimenticare che esiste anche un “dovere di cronaca”!
In ogni riga
riguardante la mia performance l’autrice dell’articolo commette imprecisioni
tuttt’altro che professionali, indice che la suddetta non ha avuto nemmeno 5
minuti di tempo per potersi informare sui fatti (ma non è dovere di un
giornalista almeno informarsi?), sul sottoscritto (che appella “attivista”),
sulla fontana che dice di ammirare tanto (MARMO?!? Da quando Fontana di Trevi è
fatta di marmo?!?), sul colorante (pigmento naturale, non colorante… ormai è
noto a tutti e tecnicamente è completamente differente) e sugli avverbi (“fortunatamente”
non è avverbio da utilizzare di fronte ad un pigmento naturale che
difficilmente potrebbe attecchire e di conseguenza rovinare il travertino – non
il delicato marmo – con cui è fatta la fontana!).
Sì, lo so, non
dovrei perdere tempo a puntualizzare ma c’è una cosa per cui sono e rimarrò
sempre “attivista”: l’amore per l’arte e per la verità.
E per ultimo
un consiglio che voglio dare prima di tutto a me stesso: prima di iniziare
qualsiasi cosa, una performance, un quadro, una scultura, una ceramica, un
articollo… STUDIARE, INFORMARSI, CONOSCERE.
Grazie per
l’attenzione e buon lavoro a tutti.
Graziano
Cecchini
Iniziamo la nostra rubrica dedicata alla opere più belle del
mondo con un grande classico: la Fontana di Trevi, una delle fontane più
conosciute in assoluto, e simbolo dell'Italia a livello internazionale.
Nei primi giorni di agosto è stato annunciato un vero e proprio
boom di visitatori sul ponte panoramico allestito al suo interno:
il celebre monumento infatti in questo periodo è ammirabile da una prospettiva
tutta nuova, complice anche il cantiere di restauro 'aperto'. In un solo mese
ci sono stati ben 250mila visitatori - tra turisti e romani -, con una media di
1.200 persone ogni ora.
L'opera, progettata da Nicola Salvi, è in stile tardo barocco, e
venne inaugurata nel 1735 da papa Clemente XII, nonostante fossero ancora in
corso i lavori di realizzazione. Fu completata solo dopo quasi trent'anni, nel
1762. Una curiosità: nè Salvi, nè l'autore della fontana, lo scultore Giovanni
Battista Maini, videro l'opera finita. Salvi infatti morì nel 1751 e Maini nel
1752. Venne così affidato l'incarico allo scultore Pietro Bracci, e in tutto
sul monumento lavorarono almeno dieci artisti. Il tema della fontana è il mare,
ed è tradizione lanciare all'interno della vasca una monetina per propiziarsi
un ritorno nella Capitale. Le monetine, che vengono raccolte periodicamente,
vengono poi destinate alla Caritas.
Abbiamo visto molte volte la Fontana di Trevi all'interno di
pellicole cinematografiche, come "La Dolce Vita" di Federico
Fellini (1960) e "Tototruffa 62" (1961), e ricordiamo il gesto
dell'attivista Graziano Cecchini, che il 19 ottobre 2007 rovesciò all'interno dell'opera
un colorante: le acque della Fontana di Trevi diventarono rosse, fortunatamente
senza conseguenze per il delicato marmo.
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